È vietato fotografare, ma passando da quella strada rimane in mente una chiarissima immagine.
Siamo io, Giangi, Mario, Zurl e Simo.
È una tipica vacanza da uomini: nel quartiere a luci rosse di Amburgo non potevamo far altro che capitare.
Siamo bravi ragazzi, ma la curiosità di scoprire quell’universo sfiora chiunque; specialmente se sei italiano e cose di questo tipo le hai sempre solo vagamente immaginate.
Non possono entrare né minorenni, né donne, lo dice un cartello.
Ci guardiamo come se su quel cartello ci fosse scritto “sbrigatevi a entrare”.
Muoviamo qualche curioso e timido passo in avanti.
Le troviamo esposte, belle, monumentali in una lunga schiera di vetrine.
Sono come i manichini dei negozi di intimo, solo più morbide, più vere, più colorate, formose, dipinte, decorate.
Le luci al neon e le finestre squadrate incorniciano le loro curve.
L’impressione è di attraversare una galleria d’arte moderna.
Mantengono una certa sacralità artistica provocando i passanti da lontano: c’è una parete di vetro a dividerle dal reale.
Probabilmente, abituate a servire bavosi allupati, non disprezzano l’idea di avere giovani clienti: bussano sui vetri per invitare noi cinque ad avvicinarci, ma noi rispettiamo la loro arte: sminuirla con un servizio, sarebbe come disegnare le corna con l’uniposca sulla Monna Lisa.
Non ci azzardiamo.
Lascia una risposta